Sabato 27 gennaio l’Associazione Nazionale Partigiani dì’Italia con il Coordinamento Antifascista ha celebrato il Giorno della Memoria in due momenti successivi nella stessa mattinata.
Alle 10, ha partecipato con l’Amministrazione comunale alla cerimonia nell’aula consiliare E. Dalfino, dove è stata deposta una corona davanti alla targa commemorativa di Filippo D’Agostino, consigliere comunale e antifascista, deportato e morto nel Lager nazista di Mauthausen. Sono intervenuti il vicesindaco Eugenio Di Sciascio, il presidente provinciale dell’ANPI Pasquale Martino e il segretario generale della Camera del Lavoro metropolitana CGIL di Bari Domenico Ficco.
Alle 11, l’ANPI con il Coordinamento Antifascista ha svolto una cerimonia commemorativa sotto i portici della chiesa di Maria Santissima del Rosario, deponendo una corona alla targa che ricorda l’antifascista barese Giuseppe Zannini, deportato e morto anch’egli a Mauthausen. Hanno parlato Micaela Paparella, consigliera comunale delegata dal Sindaco, Rosaria Lopedote, vicepresidente vicaria della sezione ANPI “Arturo Cucciolla” di Bari città, e Giulia Lenoci a nome delle associazioni studentesche del Coordinamento.
«La legge istitutiva del Giorno della Memoria in Italia (n. 211 del 2000) – ha dichiarato Pasquale Martino, presidente provinciale dell’ANPI – ha la finalità di ricordare, oltre alla Shoah come progetto di sterminio totale degli ebrei, anche “gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte” nei campi di concentramento del III Reich; fra questi, oltre a circa 7.000 ebrei, anche 35.000 deportati in quanto oppositori e partigiani, e 650.000 internati militari di cui 50.000 deceduti nei campi. Il sistema concentrazionario nazista fu una colossale rete di prigionia, di lavoro forzato, di sterminio per fame e per sfinimento, di genocidio scientificamente programmato e realizzato. Il sistema “saltò” il 27 gennaio 1945, quando l’arrivo dell’Armata Rossa ai cancelli di Auschwitz fermò la fabbrica della morte e consentì che il crimine indicibile dell’Olocausto venisse apertamente conosciuto».