La rilevanza di questo libro sta nella documentata ricostruzione della reazione che si abbatté sui combattenti della guerra di Liberazione a partire dal 1948, e che nell’arco di circa un decennio portò all’incriminazione, al processo e alla condanna di un grande, anche se ancora imprecisato, numero di partigiani (fra i quindicimila e i ventimila). In quel periodo, scrive l’autrice, «mentre ex fascisti e collaborazionisti della Rsi, autori di stragi e crimini contro i civili», venivano assolti o graziati per avere obbedito a ordini superiori, coloro che avevano preso le armi contro i nazifascisti erano trasformati in fuorilegge e terroristi, e imputati di avere «attentato al bene della patria».
Si è consumata così una sorta di “epurazione alla rovescia”, che ha ribaltato le ragioni e i torti delle parti in lotta, e che ha dato avvio a quella «messa sotto accusa dell’antifascismo» destinata a durare, con diversa intensità, fino ai giorni nostri. Al saggio della Ponzani va dunque riconosciuto anche il merito di individuare in questa pagina buia della storia repubblicana l’origine della controversa accettazione della matrice antifascista della Costituzione, e uno dei fattori che hanno consentito all’ideologia del fascismo di continuare a circolare nel corpo della società italiana.
Michela Ponzani, Einaudi, Torino 2023, euro 28,00